Diabesità: terapia integrata di un’epidemia
Diabete e obesità hanno un trend di crescita importante tanto da poter parlare di vera e propria epidemia.
I dati mondiali e nazionali sono allarmanti, secondo l’International Diabetes Federation nel 2019:
- circa 463 milioni di adulti (compresi fra i 20 e i 79 anni) sono affetti da una forma di diabete;- le stime danno una crescita fino a 700 milioni di persone entro il 2045;
- le morti causate dal diabete ammontano a 4,2 milioni;
- il campione più numeroso di diabetici ha un'età compresa tra 40 e 59 anni;
- le persone affette dal diabete di tipo 2 sono aumentate nella maggior parte dei paesi;
- la spesa sanitaria globale è stata stimata in 760 miliardi di dollari;
- più di 1,1 milioni di bambini e adolescenti vivono con diabete di tipo 1;
- 374 milioni di persone sono a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
In Italia 3,7 milioni di persone ne sono affette, con costi diretti e indiretti che si aggirano sui 20 miliardi (ospedalizzazione circa 7 miliardi, assenze dal lavoro 5 miliardi e prepensionamenti 7 miliardi).
Sofferenze e costi che potrebbero essere evitati nell’80% dei casi attraverso un corretto stile di vita.
Non va certo meglio con i dati sull’obesità e il sovrappeso ancora più catastrofici.
Le statistiche del Global Health Observatory aggiornate al 2016 dicono che:
- il 39% della popolazione mondiale di età pari o superiore a 18 anni erano in sovrappeso;- il 18% dei bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni era in sovrappeso o obeso;
- ogni anno 3,4 milioni di persone muoiono per problemi legati all’obesità.
In Italia secondo il rapporto redatto dall’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation in collaborazione con l’Istat, circa 25 milioni di italiani sono in sovrappeso e obesi, in pratica un italiano su tre. Il 46% della popolazione adulta e il 24% degli under 18 versano in una o in entrambe le condizioni.
COS’E’ IL DIABETE
Il diabete è una malattia cronica generata dalla mancata produzione di insulina da parte del pancreas o da un cattivo uso dell'ormone prodotto.
L'insulina è un ormone prodotto dal pancreas e ha un’azione simile a quella di una chiave azionata per aprire porte e far passare il glucosio estratto dal cibo consumato verso le cellule del corpo, per produrre energia.
Attraverso la digestione dei carboidrati vi è un’immissione di glucosio nel sangue che necessita di insulina per trasferirlo all’interno delle cellule dove verrà consumato.
La mancata produzione di insulina o una scarsa efficacia nell’utilizzo generano un aumento dei livelli di glucosio nel sangue (noto come iperglicemia) che, a lungo termine, può produrre danni e insufficienza in vari organi e tessuti.
TIPI DI DIABETE
Esistono tre tipi principali di diabete: tipo 1, tipo 2 e gestazionale.
Il diabete di tipo 1 può svilupparsi a qualsiasi età, ma si verifica maggiormente nei bambini e negli adolescenti. Il diabete di tipo 1 è causato da una reazione autoimmune in cui il sistema immunitario attacca le cellule beta del pancreas che producono insulina, determinando assenza o scarsa produzione di insulina, che dovrà essere integrata attraverso somministrazioni giornaliere per adeguare i livelli di glucosio nel sangue.
Il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% di tutti i casi di diabete ed è più frequente negli adulti. Il diabete di tipo 2, determina un cattivo uso dell'insulina prodotta. La pietra angolare del trattamento del diabete di tipo 2 è l’adozione di uno stile di vita sano, attraverso una maggiore attività fisica e una dieta sana, associata, a seconda dei casi, all’intervento farmacologico e/o insulinico.
Il diabete gestazionale consiste in glicemia alta durante la gravidanza ed è associato a complicanze sia per la madre che per il bambino. Questa di solito scompare dopo la gravidanza, anche se le statistiche riportano un aumento del rischio da parte delle madri e dei figli di sviluppare il diabete di tipo 2.
CAUSE DELL’AUMENTO
Il diabete cresce in tutto il mondo per una complessa interazione di fattori socio-economici, demografici, ambientali e genetici.
L’aumento è dovuto all'impennata dei casi di diabete di tipo 2 e dei relativi fattori di rischio: crescente obesità, alimentazione poco salutare e sedentarietà.
Anche i livelli di diabete di tipo 1 a esordio nell'infanzia sono in aumento ma con incidenza minore sul numero dei casi.
I fattori determinanti, secondo l’International Diabetes Federation, sono da ricercare nella crescente urbanizzazione e nel radicale cambiamento dello stile di vita (ad es. aumento dell'apporto calorico, del consumo di alimenti trasformati e sedentarietà). Questi fattori contribuiscono alla crescita del numero dei casi di diabete di tipo 2.
COS’E’ L’OBESITA’
Una condizione patologica caratterizzata da un accumulo importante di grasso corporeo con conseguenze anche gravi per la qualità di vita e lo stato di salute della persona tanto da predisporre all’insorgenza di pressione alta, diabete, patologie cardiovascolari e apnee notturne. L’eccesso glicemico, inoltre, è responsabile di danni a vari organi come occhi, cuore e cervello nonché di neuropatie e alterazioni del sistema neurovegetativo.
L'obesità è tra le maggiori cause dei problemi di salute pubblica nel mondo e incide negativamente sulla qualità e durata della vita.
Le persone con un indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 30 sono definite obese.
CAUSE DELL’AUMENTO
Le cause dell’aumento dell’obesità sono molto complesse e vanno ricercate in diverse aree che coinvolgono non solo i fattori predisponenti ma soprattutto quelli legati allo stile di vita, inteso come somma delle modalità individuali, familiari e sociali di nutrizione, lavoro fisico e mentale, e, soprattutto, impatto neuroendocrino del carico stressante.
L’unione, per molti inconsapevole di:
- consumo di cibo di bassa qualità (povero di micronutrienti e con indice glicemico elevato),
- sedentarietà o scarso movimento (insufficiente stimolazione fisica e corretto dispendio energetico),
- attività lavorative stressanti (cattiva gestione dello stress),
generano variazioni complesse nelle modalità di assunzione degli alimenti.
ALIMENTAZIONE: UN COMPORTAMENTO COMPLESSO
L’alimentazione è un comportamento complesso che risponde a bisogni molteplici e coinvolge sia l’intestino che il cervello nelle scelte degli alimenti da consumare.
L’organismo umano per funzionare al massimo delle proprie capacità ha bisogno di energia prontamente disponibile e di riserve utilizzabili secondo necessità.
Per svolgere queste funzioni regolatorie del tasso glicemico (appunto l’energia disponibile) il corpo utilizza un ormone per abbassare la glicemia (l’insulina) come avviene dopo un pasto, e ben 7 ormoni per alzarla (adrenalina, cortisolo, glucagone, ormone della crescita (GH), tiroxina, progesterone ed estrogeni).
Il perchè di tanti ormoni iperglicemizzanti è da ricercare nella capacità del nostro corpo di stoccare energia per utilizzarla nei momenti di alimentazione insufficiente. Ci siamo evoluti in condizioni di carenza di cibo e per questo siamo abilissimi a estrarre energia da diversi alimenti (capacità onnivore) e non sprecare nulla.
In questo momento storico di sovrabbondanza di cibo e scarsità di movimento, la capacità di far funzionare il corpo e la mente con modeste quantità di energia ha trasformato una risorsa salvavita in un problema dai risvolti patologici.
Manca una vera educazione alimentare, in pochi conoscono l’impatto degli alimenti sul proprio benessere e sul bilancio energetico del corpo e, soprattutto, il collegamento tra emozioni e alimentazione.
BISOGNI ENERGETICI E PILOTA AUTOMATICO
Le informazioni sulle necessità energetiche provenienti dalla pancia e dal cervello confluiscono in un luogo chiamato tronco encefalico. In quest’area giungono i segnali dalla periferia sotto forma di informazioni sulla qualità e quantità dei nutrienti presenti nella circolazione sanguigna. La parte corticale e quella limbica del cervello (l’amigdala svolge un ruolo di primaria importanza) inviano messaggi circa i ricordi, le abitudini e lo stato d’animo.
L’interazione dei diversi segnali genera la liberazione di neurotrasmettitori nella parte bassa del tronco encefalico che colpiranno i centri dell’ipotalamo deputati a comprendere lo stato di carenza (fame) o eccesso glicemico (sazietà) e, nel caso, dare avvio al pasto.
L’ipotalamo diviene l’area cerebrale chiave nella regolazione delle scelte alimentari perché riceve stimoli di fame o sazietà sotto forma di informazioni fisiche e chimiche. Le prime giungono attraverso il sistema simpatico al nucleo del tratto solitario (una porzione del tronco encefalico) e poi all’ipotalamo a seconda che lo stomaco è pieno o vuoto. Mentre i segnali chimici giungono attraverso il sangue e sono la leptina, insulina e ghrelina, dove i primi due segnalano la sazietà e il terzo la fame a diverse parti del cervello fra cui il nucleo arcuato collegato con l’ipotalamo.
Quindi le due aree dell’ipotalamo, rispettivamente centro della sazietà e della fame, attivano i comportamenti di rifiuto o assunzione del cibo.
Sembrerebbe un meccanismo elettrochimico perfetto ma alterazioni nell’espressione di un neurotrasmettitore possono compromettere il bilancio energetico e far prevalere verso un aumento del peso corporeo con disordine insulinico e incremento dell’infiammazione.
In questa condizione le entrate divengono superiori alle uscite e si determina un accumulo di peso che può essere complicato da una diminuita sensibilità dei recettori cerebrali della Leptina. Il cervello diviene sordo al segnale di sazietà.
Sintetizzando ci sono condizioni nelle quali pur avendo molto glucosio in circolo la persona avverte il bisogno di mangiare perchè i propri recettori della sazietà non riescono a ricevere segnali sufficienti.
STRESS CRONICO E AUMENTO DI PESO
Il National Institute of Health da anni si occupa del legame fra salute, obesità e stress cronico. E’ proprio quest’ultimo a generare una iperattivazione delle risposte stressogene (asse ipotalamo-ipofisi-surrene) con conseguente secrezione continua di cortisolo (ormone dello stress) anche quando le condizioni ambientali non lo renderebbero necessario. Il corpo continua nella sua produzione perché si sente continuamente e costantemente minacciato (lo stato percepito), tanto da generare una condizione di alterazione dei recettori del cortisolo.
Il corpo, con il tempo, produrrà cortisolo in eccesso perché identifica il livello come insufficiente. L’eccesso di cortisolo stimolerà la secrezione di dopamina (ormone del piacere) dal nucleo accumbens, attivando un circolo vizioso che autoalimenta lo stress attraverso la sensazione piacevole generata dalla pressione (come accade nella sindrome da dipendenza dal lavoro o sindrome da workaholism). Quando il circuito del piacere viene stimolato frequentemente si instaura una sorta di dipendenza dalla dopamina che verrà rilasciata attraverso l’assunzione di alimenti come carboidrati (dolci e affini) e grassi.
Il circolo vizioso in una persona cronicamente stressata prevederà la ricerca degli stimoli (lavoro, continue sfide, ecc) - per attivare il circuito dello stress, e del cibo (pane, pasta, pizza e dolci) - per attivare quello del piacere. Le immagini cerebrali di persone obese e stressate hanno mostrato alterazioni nei recettori della dopamina simili a quelli di persone dipendenti da stupefacenti.
L’analogia è sostenibile sia sotto il profilo neurobiologico sia sotto quello psicologico, in quanto le persone sottoposte a stress cronico necessitano di un continuo incremento delle quantità di cibo consumato così come per i tossicodipendenti l’assunzione di neurostimolanti.
NUOVE STRATEGIE
Le nuove strategie di intervento, in associazione con i protocolli farmacologici, sono il tema del convegno dal titolo “Diabesità terapia integrata di un’epidemia” promosso dall’Associazione no profit Nutrage e dalla Società Italiana PNEI, che si terrà a Roma giovedì 5 marzo 2020 alle ore 8,30 presso il Senato della Repubblica Italiana - Palazzo Giustiniani.
E’ sempre più evidente quanto lo stile di vita giochi un ruolo cruciale nella fase di prevenzione e in quella di intervento per migliorare la qualità di vita delle persone.
Il corretto stile di vita (alimentazione, movimento, respirazione, meditazione) oggi può essere rilevato attraverso l’utilizzo dei dispositivi di biofeedback dell’Heart Rate Variability come l’ANS Analisys, l’emWave Pro Plus e Bodyguard 2, e possono essere analizzati gli effetti sulla singola persona in modo da adottare la strategia più opportuna.
Inoltre, con i dispositivi di biofeedback dell’Heart Rate Variability per utilizzo educativo è possibile effettuare specifici esercizi per stimolare l’attività del Sistema nervoso autonomo per creare una condizione di equilibrio a piacimento, ad esempio quando si avverte la pressione dello stress, per sfruttare al massimo le capacità del nervo vago per ottenere una condizione di calma e lucidità.
EVENTO RINVIATO A DATA DA DESTINARSI A CAUSA DELLE DISPOSIZIONI ANTI COVID-19
Guarda la pagina dell’evento dove potrai:
- prenotare la tua partecipazione,
- ricevere gli atti del convegno,
- partecipare al webinar informativo.
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Pino Di Ionna - HRV Specialist